Fino a ieri una macchina mobile aveva come unico obiettivo quello di performare al massimo nelle attività per cui era chiamata ad operare, al minor costo di acquisto possibile. Questo spingeva i progettisti, per essere competitivi nel mercato, a trovare il giusto equilibrio tra performance e costi.
La potenza prima installata, il motore endotermico, nelle macchine operatrici doveva così essere abbastanza sufficiente, e quindi spesso maggiorata, per far sì che la macchina permettesse all’operatore l’utilizzo quotidiano.
Quali erano quindi fino a 20 anni fa le motivazioni/specifiche che un motore doveva garantire? Non di certo il consumo.
Spesso, infatti, il noleggiatore ammortizzava questo costo nei contratti di noleggio.
Ciò che contava erano i vincoli installativi come i pesi e i costi a parità di prestazioni.
Le normative ambientali, la ricerca del comfort operatore e della massima efficienza operativa nonché le ultime, sempre più dettagliate, specifiche di sicurezza hanno portato a un cambiamento radicale obbligato sia per la costruzione, che per la scelta e l’installazione del motore primo in tutte le macchine mobili.
L’elettrificazione è la sintesi di questo cambiamento: il dover garantire 0 emissioni, medesima autonomia e performance in spazi più ristretti ha, infatti, obbligato il progettista a ripensare dal principio al modo migliore di fornire potenza al proprio veicolo dichiarando obsoleto e inadatto l’unico motore primo elettrico/endotermico o qualunque.
Per questo motivo oggi, partendo dal ciclo lavoro che la macchina operatrice deve eseguire, il progettista pensa alla potenza specifica e all’autonomia di ogni singola funzione quasi come a un sottosistema a sé stante, capace di garantire le massime performance nel rispetto delle autonomie necessarie e anche di tutte le altre funzionalità che condividono la medesima sorgente energetica, a bordo macchina.
Fatta ovviamente eccezione per quei mezzi come i trattori in cui velocità e potenza non lo
permettono poiché chiamati a supportare picchi di lavoro costanti e ripetuti, in una macchina mobile full-electric la trazione viene spesso completamente elettrificata.
I movimenti principali e secondari, invece, possono essere realizzati con uno o più circuiti oleodinamici per garantire elevata potenza specifica con la massima flessibilità installativa e distributiva.
L’e-Power di HYDAC è quella divisione che propone al costruttore soluzioni per la
“re-ingegnerizzazione" cooperativa dell’intera macchina.
L’obiettivo è quello di non avere più una singola sorgente di potenza, motore primo, bensì un’unica fonte energetica di bordo, batteria, capace di alimentare molteplici unità di potenza distribuite e dimensionate opportunamente per una o più funzioni macchina.
Pensiamo, ad esempio, a un AGV (o sollevatore industriale autonomo) che deve seguire una traiettoria prestabilita obbligata: se le potenze lo consentiranno andremo a splittare la potenza necessaria al sollevamento, solitamente maggiore ma non sempre necessaria durante il trasferimento, da quella dello sterzo che richiede una manovra frequente, ma alimentata da minor potenza.
Come fare a limitare al massimo l’energia?
Una soluzione in tal senso è rappresentata dallo smart cylinder HYDAC HLA per lo sterzo. Questo cilindro, che integra elettropompa, elettronica e sensoristica, gestisce in maniera indipendente la funzione sterzo.
Questo permette di non dover mantenere acceso un motore sovradimensionato e risolve obblighi/vincoli installativi.
Un altro esempio, in questo frangente, è quello di un veicolo che richiede basse portate e basse pressioni per alcune funzioni, si pensi al circuito di stabilizzazione di una autogru o movimentazione lama frontale di un escavatore, ma alte pressioni e portate per altre, come la funzioni di sollevamento braccio o movimentazione di un carico/argano.
Qualora, invece, le utenze “oleodinamiche” fossero tutte a bassa pressione (<200bar) si potrebbe pensare di garantire la giusta autonomia con l’impiego di diversi Powerpack, opportunamente dimensionati e progettati per le diverse funzioni macchina, abbinati a degli ECOPACK a regime variabile indipendenti e localizzati accanto alla specifica funzione macchina.
HYDAC E-Power non si limita però solo a distribuire la potenza ed erogare la portata necessaria.
Integrare i diversi controlli e comandi funzioni in HIC (Hydraulic Integrated Circuit) garantisce, infatti, una diminuzione di perdite di carico distribuite, come le tubazioni, e concentrate, come raccordi e curve, e riduce al minimo le dissipazioni energetiche dell’impianto oleodinamico anche del 25-30%.
Un ulteriore efficientamento è reso possibile attraverso la sostituzione dei compensatori locali con i trasduttori di pressione HYDAC HPT, che non solo permette un’ulteriore riduzione dell’energia dissipata ma, aumenta la reattività e, quindi, la precisione di ogni singola funzione macchina.
Il sistema E-LS, infatti, digitalizza completamente il segnale di regolazione della portata nelle pompe e nei distributori affidando completamente al Software il controllo di questa funzione.
E le valvole?
Da sempre HYDAC CH, Compact Hydraulic, progetta e realizza internamente la propria offerta, inclusa la bobina. Questo garantisce la massima ripetibilità e controllo per le valvole elettro-proporzionali e la minima dissipazione attraverso basso assorbimento elettrico nelle ON/OFF.
Il programma è stato inoltre recentemente completato con una nuova linea di valvole SLIP IN ON/OFF e PROPORZIONALI capaci di realizzare il comando di funzioni autonome e precise con minima isteresi e massimo controllo.
La corsa spola di 20mm garantisce controllo e stabilità. Comandata dal nuovo modulo ICU (Intelligent Control Unit) OBE (On Bord Electronic) CAN BUS: controlla meccanicamente con uno step motor la spola della singola funzione, elimina ogni ritardo, isteresi o dissipazione idraulica dei sistemi di comando dei distributori convenzionali.
Grazie ai sistemi di controllo elettro-idraulici è quindi possibile gestire totalmente le funzioni, evitare dissipazioni ed effettuare un management efficiente di ogni singolo comando della macchina, nell’ottica di un’automazione e digitalizzazione sempre più spinta dei cicli di lavoro.
Tutto questo viene poi completato e certificato con il contributo software del sistema Match che permette di usare logiche evolute di controllo per i diversi hardware installati a bordo macchina.
È opportuno specificare che non si tratta solo di progettazione e test dell’architettura macchina, ma anche di gestione della documentazione necessaria per soddisfare i requisitivi di sicurezza normativi (EN13849).
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